Un tempo neanche lontano la Valle della Caffarella, oggi straordinario
sito ricco di biodiversità ed uno dei principali corridoi della rete
ecologica di Roma, versava nelle stesse condizioni in cui oggi versano
diverse aree verdi del Comprensorio Casilino e del Comprensorio Ad Duas Lauros, tra cui il Parco di Centocelle.
Riporto i passaggi di un
articolo di Lorenzo Quilici conservato nell'archivio Cederna, dal
titolo: "Antichità della Campagna Romana. Visita alla Valle della
Caffarella", pubblicato nel 1987: "Ai nostri giorni la tenuta, dopo che
era passata per ereditarietà ai Gerini, è destinata a parco pubblico,
facendo essa parte integrante del parco dell'Appia Antica. Ma a
vent'anni da tale destinazione poco è stato fatto dall'Amministrazione
Comunale, che solo sotto la pressione dell'opinione pubblica si è decisa
ai primi passi d'esproprio nel 1976 ed a varare un primo embrionale
progetto per la realizzazione del parco stesso nel 1981; ma per mancanza
di volontà politica, difetti procedurali e distrazione di fondi, di
fatto ogni procedere dell'intervento è fermo. In questo modo la valle,
da vent'anni abbandonata dai vecchi proprietari in attesa di un
esproprio vantaggioso e dall'Amministrazione Comunale, è divenuta terra
di nessuno, gigantesco luogo di discarico di rifiuti urbani di ogni tipo
ed occupata abusivamente da centinaia di baracche e di orti che la
frazionano in ogni senso".
Valle della Caffarella |
Passando a parlare dell'area della cisterna
romana, che si trova poco prima della Vaccareccia, continua Quilici: "In
questa zona gli accumuli degli scarichi edilizi e delle immondizie
raggiungono livelli e contenuti incredibili. Gli archeologi del futuro,
di qui a 1000, 2000 o 5000 anni chissà, riscoprendo un giorno i
monumenti della valle, avranno un indice significativo della nostra
incultura e della qualità delle nostre Amministrazioni pubbliche. Viene
da ridere pensando che pitali, bidè, lavandini, tazze da gabinetto oggi
qui scaricati orneranno quei musei e si scriveranno dotti volumi sulla
loro tipologia e strato di giacitura, magari in lingue oggi
sconosciute". E ancora più avanti: "Seguendo il primo, si continua a
percorrere il viottolo della Caffarella, che attraversa la valle davanti
al casale e poi volta a destra, verso la città (andando a sinistra,
invece, pur raggiungendo un bel poggio di secolari pini ad ombrello, si
capita tra vecchie cave di pozzolana trasformate in immondezzai
putrescenti)". Infine: "Riscendiamo al viottolo della Caffarella e
riprendiamo il cammino: raggiungiamo subito il cosiddetto tempietto del
dio Redicolo. Purtroppo, come si diceva all'inizio, il vecchio complesso
agricolo nel quale suggestivamente si inserisce è stato trasformato in
villetta residenziale ed il tutto è stato illegalmente reso
inaccessibile. Molto difficilmente il proprietario, persona scorbutica,
vi darà il permesso di accesso; ma potete sempre provare la sua cortesia
suonando il campanello al cancello". Oggi quest'ultimo sito descritto
da Quilici, l'area del Tempio del dio Redicolo con annesso mulino, è una
casa del parco con un piccolo museo, dove un anno e mezzo fa circa
abbiamo esposto alcune delle nostre foto naturalistiche all'interno di
una mostra fotografica sulla biodiversità del parco.
Rileggendo quindi
queste righe si resta increduli al pensiero che nel 1987 la Valle della
Caffarella versasse in queste condizioni, ridotta a discarica,
insediamenti abusivi e luogo di diffusa illegalità e insicurezza. Fu
grazie alle battaglie e alle pressioni del Comitato per il Parco della
Caffarella (e del suo principale animatore Mario Leigheb) che nel 2000
questa grande area venne espropriata (anche se non tutta), sistemata,
riqualificata ed annessa al Parco Regionale dell'Appia Antica (istituito
nel 1988).
Il Parco di Centocelle dopo uno degli incendi di agosto |
Oggi le stesse battaglie, le stesse pressioni e
rivendicazioni, sono portate avanti da diversi comitati, cittadini e
associazioni ambientaliste sia per le aree ancora private del
Comprensorio Casilino e del Comprensorio Ad Duas Lauros, sia per quelle
già pubbliche (caso emblematico il Parco di Centocelle) ma lasciate
dalle amministrazioni nelle stesse condizioni in cui si trovava la
Caffarella trent'anni fa, in balia di insediamenti abusivi ed illegali,
ridotte a discarica e con problemi di sicurezza e perfino di accesso
(l'unico ingresso carrabile al Parco di Centocelle, quello di via
Casilina, è chiuso dalla fine di giugno di questo anno).
Se la
Caffarella oggi è diventata lo straordinario sito che conosciamo, dove
portiamo le scolaresche del quartiere a scoprire la biodiversità e la
natura che abbiamo in città, dobbiamo continuare a rivendicare e a
pretendere lo stesso virtuoso percorso affinché anche le aree verdi del
settore orientale di Roma possano conoscere quella rinascita che
trent'anni fa sembrava impossibile anche per la valle dove scorre il
fiume Almone, limitrofa ad un sito storico di fama planetaria come
quello dell'Appia Antica.
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