Il quotidiano “Il Tempo” ha riportato nei giorni scorsi che lo stadio della Roma potrebbe essere realizzato nell’area adiacente a via Teano, ricadente all’interno del perimetro del Comprensorio archeologico Ad Duas Lauros.
Questa localizzazione viene presentata a “rischio archeologico”.
In effetti l’area è tutelata dal vincolo paesistico "Ad Duas Lauros" apposto con D.M. 21.10.1995,
in quanto “zona di interesse archeologico”. Il Piano Territoriale Paesistico
della Regione Lazio, inoltre, individua l’area in questione come “paesaggio naturale di
continuità”, e non ammette quindi una trasformazione così impattante come lo
stadio.
L’area di Via Teano, compresa tra via Formia e Via
Prenestina, ricade altresì nel perimetro del Comprensorio Casilino SDO, oggetto
di un Piano particolareggiato adottato dal Comune di Roma nel 2002, che ha
destinato l’area a verde pubblico ma che non ha ancora, dopo 19 anni, concluso
il proprio iter con l’approvazione.
Il PRG di Roma Capitale approvato nel 2008 ha fatto ricadere
l’area in questione nella Rete Ecologica, come componente di collegamento tra
la Riserva naturale della Valle dell’Aniene a nord ed il Parco dell’Appia Antica a
sud.
Anche la recente Delibera di Giunta Capitolina del 17.7.2020
che ha approvato le Linee Guida per lo Schema di Assetto Generale dell’Anello
Verde, ha definito l’area in questione come a “potenziale recupero e
valorizzazione ambientale”, individuandola come corridoio verde.
L’area di Via Teano, assieme alle aree circostanti tra la Via Prenestina e la Via Casilina sono state individuate fin dal 1995 dal Progetto
Direttore SDO a verde pubblico, per valorizzare il patrimonio culturale
presente, per dotare degli standard minimi di verde pubblico procapite i
quartieri adiacenti e per contribuire alla riqualificazione ambientale della
periferia orientale di Roma Capitale.
Il WWF Roma e Area Metropolitana - Gruppo Pigneto-Prenestino ritiene che la localizzazione dello stadio della Roma non possa avvenire nell’area di Via Teano, non solo per evitare un danno al patrimonio
culturale e paesistico presente, ma anche per evitare che un’area destinata da
quasi trent'anni a verde pubblico si trasformi in un elemento di ulteriore
congestione urbana.
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